Per fronteggiare la crisi dettata dallo stop alla vendita di motori a benzina e a diesel, Stellantis, e in particolare il gruppo Fiat, punta al Nord Africa per i suoi piani d’espansione, precisamente all’Algeria. Il gruppo italo-francese sta costruendo uno stabilimento nella provincia di Orano dove, entro la fine dell’anno, sarà prodotta la Fiat 500 endotermica, bandita nel Vecchio Continente.
Fiat sbarca in Algeria: il progetto di Stellantis
Stellantis, sta costruendo uno stabilimento a Tafraoui, città della provincia di Orano, che si occuperà della produzione interna.
Lo scorso 29 maggio – per attirare investitori – assieme all’Anfia, l’associazione della filiera, e all’Ambasciata di Algeria in Italia, il gruppo italo-francese ha organizzato a Torino un forum economico sulle prospettive di sviluppo dell’industria automotive nel Paese nordafricano. Nel corso dell’evento sono stati illustrati agli imprenditori italiani i benefici di trasferirsi in Algeria.
“Il nostro Paese offre vantaggi certi. Mettiamo a disposizione energia, in virtù delle risorse, a prezzi eccellenti, una fitta rete di logistica”, hanno spiegato i vertici del gruppo, riferendosi anche a un pesante esonero delle tasse, a finanziamenti a tassi vantaggiosi, un costo del lavoro più basso di quello turco, un sistema formativo di qualità e alla possibilità di “trasferire gli utili” senza vincoli.
Nel corso del forum, Paolo Scudieri, presidente di Anfia, ha annunciato che la sua azienda Adler sbarcherà nel comune Tafraoui, dove a disposizione del settore automobilistico (ma non solo), ci sono 520 ettari e un circuito per i test.
Secondo il presidente Scudieri, l’Algeria “apre opportunità molto interessanti in quanto hub per l’esportazione di veicoli in Africa e nei Paesi arabi, oltre ad avere buone condizioni competitive grazie ad un costo dell’energia più basso rispetto all’Europa e al Nord Africa”.
“Le opportunità di investimento per le nostre imprese della componentistica, orientate su una logica local to local, sono un’occasione da cogliere in un territorio che vede fiorire nuove prospettive di sviluppo industriale e che sicuramente continuerà ad attrarre, nei prossimi anni, ulteriori operazioni di investimento da parte dei player globali. Le aziende italiane che vantano eccellenze produttive legate al comparto dei motori a combustione interna, inoltre, qui potranno continuare a spendere queste loro competenze, garantendosi così, allo stesso tempo, linfa per proseguire negli investimenti dedicati alle nuove tecnologie e sistemi di alimentazione”, ha aggiunto.
Gli obiettivi del marchio
La Fiat del Sahara beneficerà per iniziare di un investimento di 200 milioni di euro. L’obiettivo è produrre 4 modelli e generare 2 mila posti di lavoro. Per incominciare saranno prodotte 60 mila vetture all’anno, che dovrebbero diventare 100 mila nel 2027. Si inizia con la 500, ma negli accordi con il governo algerino è prevista anche la costruzione di una vettura a motore elettrico.
“Entro la fine del 2023 riprenderà la produzione nello stabilimento di Tafraoui, che raggiungerà una capacità produttiva di 90.000 unità in tre anni. E il primo modello che uscirà dallo stabilimento sarà la 500”, ha detto il CEO del marchio torinese, Olivier François, sottolineando come nell’attuale fase sia “fondamentale far conoscere le opportunità di business legate a questo progetto per l’Italia. E proprio per promuoverle, Fiat vuole testimoniare e coinvolgere sin dall’inizio l’eccellenza della componentistica italiana”.
François ha ricordato che la Fiat “sarà il primo marchio a riprendere la produzione in Algeria”, anche grazie a una partnership stretta con le autorità locali.
Per raggiungere i suoi obiettivi, il gruppo Stellantis cerca fornitori in un lungo elenco di settori: stampaggio, serbatoi, ruote, radiatori, freni, sistemi di raffreddamento.
In particolare, punta a far atterrare in Algeria le aziende di parti in plastica che “forniranno anche l’Europa”.
“Qualcuno è preoccupato che il progetto in Algeria faccia perdere centralità al territorio. Ma io, che guardo al bicchiere mezzo pieno, lo considero il tentativo di andare a conquistare un pezzo del Maghreb in forte crescita. Per farlo però servono più piattaforme, non solo la 500, e un volume di almeno 200 mila vetture”, ha spiegato Enrico Maria Rosso, CEO di Htl Fitting.
Gli ha fatto eco anche il vice ministro al Made in Italy, Valerio Valentini: “Capisco le preoccupazioni, ma l’investimento sarà aggiuntivo, non sostitutivo. Offre nuove occasioni di business verso un Paese, nostro primo fornitore di energia, verso cui c’è uno squilibrio che è giusto cercare di compensare”, ha detto.
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